Non c’è contraddittorio: chi ha comandato finora, e continua a farlo,
gestisce il potere come una cosa propria, assoluta, impenetrabile, incapace di
mettersi in discussione, di far tesoro della propria esperienza e quindi di
rinnovarsi.
Ed anche ora, che tanti chiedono finalmente un cambiamento, aria fresca che profumi di progresso e non puzzi di collusione, la risposta è ancora un muro impermeabile. Lo abbiamo visto nei primi mesi del 2013, col differenziale tra la domanda degli elettori e le risposte della Politica, non più solo inadeguate, ma persino stridenti. Come dire: il suicidio della Politica in quanto tale.
Ed anche ora, che tanti chiedono finalmente un cambiamento, aria fresca che profumi di progresso e non puzzi di collusione, la risposta è ancora un muro impermeabile. Lo abbiamo visto nei primi mesi del 2013, col differenziale tra la domanda degli elettori e le risposte della Politica, non più solo inadeguate, ma persino stridenti. Come dire: il suicidio della Politica in quanto tale.
E allora il lavoro di questo blog inizia proprio da qui: analizzare
questo muro che separa la gente comune dalla cosiddetta “casta”, un termine
abusato e ormai logoro, ma irrinunciabile per definire ciò che nell’accezione
comune s’intende chi sta aldilà del muro, gli eletti, privilegiati per il solo
fatto di essere lì, e non perché scelti per espletare un nobile compito.
Affinché la discussione non declini verso i soliti luoghi comuni
populisti, consideriamo che:
1. gli eletti, in quanto rappresentanti non sono “tutti uguali”, come
tanti sono soliti dire, è un modo di pensare perverso che porta a liquidare il
problema; le differenze ci sono eccome, sia tra parti politiche, sia
all’interno di una stessa fazione o corrente;
2. tra eletto ed elettore devono esistere comunicazione e confronto,
il contraddittorio di cui parlavo all’inizio, senza che ciò porti ad
asservimenti: gli eletti devono ascoltare e comunicare coi propri elettori e
farsene portavoce, ma anche agire in autonomia per il bene comune e non solo
seguendo pedissequamente i dettami dei propri “mandanti”; in altre parole non
solo ascoltare le esigenze, ma anche sentire i problemi, non solo recepire i
disagi, ma anche sintetizzarne i fabbisogni per una comunità, un territorio.
Ci sará qualche politico che ancora crede n quello che fa! O no?!
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