mercoledì 8 aprile 2015

Il presidente non eletto

Si sente spesso dire, anche da persone di una certa levatura culturale, ma evidentemente mal indottrinate, che da fine 2011 stiamo vivendo una sorta di anomalia democratica, perché chi governa non è stato eletto da nessuno.
C’è un po’ di confusione su questo concetto. In Italia, per fortuna, vige ancora un regime di Repubblica parlamentare, non presidenziale: nel nostro ordinamento gli elettori scelgono la compagine parlamentare, e non il Capo del governo. Questo è invece incaricato dal Capo dello stato, consultate le forze politiche elette in Parlamento, e sottoposto al voto di fiducia delle due Camere assieme alla squadra di governo che si è scelto.
Lo stesso Capo dello stato è eletto dal Parlamento in seduta plenaria.
Un sistema perfetto, esemplare, imperniato sulla centralità del Parlamento, un meccanismo concepito in un momento in cui si avvertiva indispensabile il bisogno di garantire il funzionamento di una struttura democratica solida e duratura, per smarcarsi definitivamente da un lungo periodo che fu proprio l’antitesi stessa della democrazia.

Un sistema che ora, dopo quasi 70 anni, l’attuale maggioranza parlamentare si accinge a demolire, in primo luogo azzoppando una delle due Camere, il Senato, i cui componenti, questi sì non più eletti ma solo indirettamente designati, manterranno tutti i privilegi di un’immunità che non avrà più ragion d’essere, visto che avranno competenze marginali. Una riforma aberrante perpetrata in un mare d’indifferenza, proprio grazie alla totale ignoranza e disinteresse dei cittadini nei confronti delle istituzioni. La stessa insipienza che ingenera l’equivoco del presidente non eletto. La stessa inconsapevolezza su cui, immagino, si farà leva quando sarà ora di sottoporre ai cittadini l’inevitabile referendum confermativo sulle modifiche da apportare alla Costituzione, così come previsto dall’articolo 138.

Ma di questo faremo in tempo a parlarne.

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